The Unreal Band - SOTTOSUONO

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THE UNREAL BAND

BREVE DIGRESSIONE SULLE INCERTE ORIGINI DI (DEI? DEL?) SOTTOSUONO
a cura del Piero Rovida

 

Molte persone ci vedono per la strada e ci indicano, dicendo: eccoli! Poi di solito aggiungono: eccoli chi? Oppure: che ora è? Mi ricordo però che una volta uno ci ha squadrato dicendo(ci): chi siete? E perché non avete pagato il parcometro? E’ il momento, indimenticabile signor Uno. Ora saprai, e grazie a te saprà all the wide world. Il nostro Nome apparve per la prima volta nel cielo plumbeo di Imperia in una sera come tante del gennaio 1990. Alzammo gli occhi tutti insieme come per un misterioso richiamo. Le nubi si squarciarono e comparve uno stormo di gabbiani che trascinavano in volo una Panda fiammeggiante com’esuli pensieri nel vespero migrar. Al posto di guida sedeva un uomo magro con gli occhialini alla John e il naso alla Lennon. E tutt’d’un tratto, il coro: “Ma è John!” dicemmo all’unisono (a dir la verità Roberto era un buon mezzo tono sotto e aggiunse: “Ed anche Lennon!”). Faceva un freddo cane, perché suonavamo in un posto in campagna senza riscaldamento che chiamavamo “Il Porcile” con la maiuscola. La maiuscola era una delle poche cose che lo distingueva dai porcili con la minuscola, adesso che ci penso. Noi eravamo: Enrico e Roberto, fratelli ed eredi di un negozio di pollame gestito dalla mamma Piera e perciò universalmente noti come “I Figli della Piera”. Molto anni ’60. Enrico suonava la batteria cui era approdato dopo anni di pentole e padelle e cantava (bene). Roberto suonava la chitarra (bene) e basta. Quando non suonava lo mettevamo su uno scaffale, ma senza piegarlo perché era magro e non volevamo romperlo. Noi eravamo: Amedeo, che suonava anche lui la chitarra e l’armonica e che allora cantava ancora poco e perlopiù in dialetto genovese. Non si capiva niente, ma faceva ridere, anche quando suonava con i guanti (non nel senso che era delicato, ma che si gelava). Noi era Lorenzo, che era il basso ma non in senso fisico perché cantava più alto di tutti. Era considerato il bello del gruppo, perché per il resto c’era poco da scherzare. Noi era io, che suono (male) la tastiera, anche due per volta, canto e scrivo canzoni e stupidate. Più stupidate. Quella fatidica sera J.L. (e non J.Lo, peccato) fermò lo stormo di gabbiani che trascinava il suo portentoso Veicolo in verticale sulle nostre teste. Mentre cercavamo disperatamente di ripararci lo udimmo apostrofarci con voce tonante: “Da oggi siete Sottosuono e divulgherete il mio Verbo alle genti della Liguria ed Oltre!”. Poi disparve in un turbinio di fiamme (forse problemi di carburatore) e guano. Quando ci riprendemmo dallo shock e ci fummo ripuliti, ricavammo dall’esperienza n° 4 GRANDI VERITA’. 1^ VERITA’. Avremmo cambiato il nome del gruppo dall’ambiguo Moloch al turgido SOTTOSUONO. 2^ VERITA’. John aveva dimenticato l’articolo prima del nome e da ciò nacque una gran confusione: Sottosuono? I Sottosuono? Il Sottosuono? Oppure, Dio ci perdoni, Le Sottosuono? 3^ VERITA’. Suonavamo già roba dei Beatles, ma da allora in poi sarebbe stata MOLTA più roba e MOLTO più Beatles. 4^ VERITA’. Roberto era convinto che il Verbo fosse “Lennonare”. Tutto iniziò così. Il resto è storia.

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e buona fortuna

 
 
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